Quando le lacrime si trasformano in perle: l’esperienza del dolore

Quando le lacrime si trasformano in perle: l’esperienza del dolore

Il dolore non è una malattia, viene spesso paragonato ad una ferita aperta che deve cicatrizzare.

Tale ferita può essere prodotta da situazioni di perdita, come un lutto o un abbandono amoroso, o più generalmente da circostanze in cui la persona fa l’esperienza dell’interruzione o della distanza definitiva, della mancanza incolmabile, del cambiamento ingestibile o dell’aspettativa infranta.

resilienza, lutto, doloreL’essere umano ha naturalmente una dotazione che gli permette di sopravvivere al dolore e di superarlo. Il termine “resilienza” indica proprio la capacità di affrontare e di resistere agli urti e alle avversità della vita, uscendone rafforzati. 

Per comprendere il concetto di resilienza viene spesso utilizzata la metafora dell’ostrica. Un’ostrica reagisce all’entrata di impurità, come un granello di sabbia, producendo la perla. Quando infatti un elemento estraneo penetra nell’ostrica creando un’azione di forte disturbo, il mollusco per proteggersi inizia a secernere una sostanza madreperlacea che isola, strato su strato, questo corpo estraneo. La perla è dunque il risultato di una ferita cicatrizzata.

Come si fronteggia il dolore?

Il modo più efficace per far decantare il dolore è consumarlo.

Frequentemente di fronte alla sofferenza fuggiamo, tendiamo ad evitarla o a controllarla, cerchiamo di allontanare i ricordi o di colmare la mancanza distraendoci, ci sforziamo di dimenticare. Così facendo ostacoliamo l’elaborazione del dolore e della perdita, impediamo l’emancipazione dalla sofferenza che entra nel nostro presente con un’ondata di ricordi o di stimoli dolorosi che grattano la ferita come una lama appuntita, impedendone la cicatrizzazione. Il dolore evitato si mantiene e si incrementa nel tempo, accompagnandosi spesso ad apatia, rabbia, indifferenza, insensibilità agli stimoli, depressione.

Come un’ostrica, dobbiamo abbracciare il “danno”. Occorre infilarsi nel dolore e concederselo quotidianamente, per venirne fuori. Passando attraverso il dolore, la lama dei ricordi si smussa e la sofferenza si affievolisce.

La nostra vita è scolpita nella perdita e nel dolore. Ogni ferita lascia una traccia che ci definisce e che ci rende unici e speciali. Quando il dolore si consuma, le lacrime si trasformano in perle preziose.

Monica Orma

Ti regalo alcuni brani ed aforismi che possono aiutarti a comprendere meglio l’esperienza del dolore e della perdita:

Vincere senza combattere

Accettare un dolore, una sofferenza o una scomparsa non significa dimenticare, non significa fare a finta che non ci sia, significa non farsi travolgere da questa tempesta.
Quando un marinaio si mette in viaggio sa che probabilmente arriverà una tempesta.
Il buon marinaio sa che la tempesta ha un inizio ed una fine e che talvolta l’unica cosa possibile da fare sia abbassare le vele ed attendere che passi.
Il marinaio non esperto all’arrivo della tempesta si lascia travolgere dalla paura, alza una vela, poi la abbassa, finché la barca si ribalta.
Non si può eliminare la possibilità dell’arrivo della tempesta, come non si può eliminare la possibilità che arrivino il dolore e la sofferenza nelle nostre esistenze.
Possiamo solo fare come il buon marinaio che lascia passare la tempesta, vincendo senza combattere. 

SE VUOI VENIRNE FUORI,
DEVI PASSARCI NEL MEZZO

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Guarigione

Ma il tempo guarisce.
Non come noi pensiamo che faccia, non come vorremmo, dal davanti, ma più da dietro, o di lato, o da qualche parte in cui non riusciamo a vederlo arrivare.
Sorge da sotto e si spande dappertutto.
All’improvviso asciugai gli occhi abbastanza da alzare lo sguardo, guardare oltre, e scoprii che la mia sofferenza era diventata la forza che mi teneva insieme.

– C. Martin

dolore, lutto, sofferenza e ferite

Sperare senza disperazione e non disperare senza speranza

Arriverai a pensare che sia sventura inaccettabile perdere qualcuno di coloro che amerai, mentre invece ciò sarà tanto sciocco quanto piangere perché cadono le foglie agli splendidi alberi che abbelliscono la tua casa.
Tutto ciò che ti piace, cerca di figurartelo come un albero verdeggiante: finché è nel pieno del rigoglio, gòdine.
La sorte, a caso, farà cadere un giorno uno dei tuoi cari e un altro giorno un altro ancora.
Ma come il cader delle foglie è fatto del tutto normale, perché esse possono rinascere, cosí è naturale anche il perdere coloro che tu ami e tu pensi che siano gioie splendenti della tua vita, poiché possono essere sostituiti, anche se non rinascere.
«Ma non saranno gli stessi».
Neppure tu sarai lo stesso.
Ogni giorno, ogni ora ti cambia: ma mentre negli altri la rapina del tempo è piú evidente, in te invece non è manifesta poiché non avviene sotto i tuoi occhi.
Gli altri vengono strappati alla vita, mentre noi siamo sottratti a noi stessi senza che ce ne accorgiamo.
Di tutto questo non avrai alcuna coscienza, né opporrai rimedi alle tue ferite, ma sarai tu stesso a procurarti sufficienti motivi di turbamento con lo sperare qualcosa, il disperarne altre.
Se sei saggio, unisci e dosa in giusta misura questi due comportamenti: non sperare senza disperazione e non disperare senza speranza.

– Seneca

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Mancanza

Non si colma un abisso con l’aria, con il cibo, con le droghe… lo si riempie rispondendo ai propri bisogni, inseguendo i desideri, dando vita ai sogni, abbassando ponti levatoi verso le altre persone.

– Monica Orma

colmare la mancanza

Non c’è notte che non veda il giorno

E al di là della notte
mi aspetterà
spero
il sapore di un nuovo azzurro.

– Nazim Hikmet

dolore, lutto e sofferenza
Immagine: Schulz

LA CURA PER IL DOLORE È NEL DOLORE.

Rumi

dolore

Piangere

Improvvisamente iniziò a piangere,
in quel modo che è un modo bellissimo,
un segreto di pochi,
piangono solo con gli occhi,
come bicchieri pieni fino all’orlo di tristezza,
e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi,
seguita poi da mille altre,
e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.

– A. Baricco

piangere, dolore, lacrime

Quando il lutto si trasforma in ricordo nostalgico e in tenerezza…

dolore, sofferenza e lutto

Presenza invisibile

lutto, perdita, dolore, aforisma

Terremoto

L’ho vissuta quell’esperienza, nel 2012.
L’esperienza di quando la terra alza la voce, di quando la Natura ruggisce e graffia i muri e apre profonde ferite nelle case e nelle famiglie.
Quell’esperienza che scopre la fragilità delle nostre imperfette costruzioni, delle nostre sicurezze che sono sottili come fogli di carta, del nostro controllo che è illusione.
La Natura urla e in pochi secondi frantuma ogni certezza.
Nei giorni successivi i piedi sentono scuotere il suolo anche quando non trema, le orecchie risentono lo scricchiolio di quelle pareti che sembravano sicure, le notti diventano più buie perché amplificano suoni e vibrazioni, il corpo smarrito barcolla e stenta a ritrovare un equilibrio.
Ci si sente in trappola e braccati da qualcosa che non si può nè combattere nè controllare, perché più forte, perché imprevisto, perché incomprensibile, perché troppo crudele.
E le macerie sono fuori, sono dentro.
Quando la Natura alza la voce, gli uomini però si abbassano, chini gli uni sugli altri, a prendersi cura, a fasciare ferite, a confortare, a dare un nuovo senso alla vita.
In mezzo alla distruzione emerge un’umanità perfetta.

– Monica Orma

aforisma, terremoto, dolore, lutto, solidarietà

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6 pensieri su “Quando le lacrime si trasformano in perle: l’esperienza del dolore

  1. Grazie Monica, leggerti ed interiorizzarti mi ha dato sollievo in questo mio momento di resilienza, ove riesco il giorno a mantenere la gioia e lo stupore del Vivere, quando al buio della notte invece il dolore ( della perdita naturale di mia madre) bussa e mi è ladro di sonno.
    Se vorrai visitare le Marche e Recanati, cercami sarà un piacere condividere esperienze.
    Mario

      1. …sono un casino…disperato
        Depressa cronica da stress emotivo….
        Non so come fare….
        Apatia e attacchi di sonno….
        Saprebbe illuminare un caso più che disperato? sono in un labirinto baratraico…
        Baratro labirintrico…

  2. Buonasera dottoressa,
    io sto vivendo il dolore dell’abbandono dopo la fine di una storia d’amore durata quasi tre anni che mi ha fatto pensare di aver incontrato finalmente l’uomo che avevo sempre desiderato al mio fianco. Purtroppo, mi ha lasciata all’improvviso con un messaggio e senza spiegazioni, pur dicendomi che sono una donna meravigliosa e che sono sempre stata la sua parte migliore; a distanza di un anno e mezzo non riesco a riprendermi. Da circa otto mesi esce con un’altra donna mentre io non riesco a dimenticare i momenti felici vissuti insieme. Sembrava una favola. Mi chiedo se ho fatto degli errori così gravi da dover essere lasciata senza neanche poterlo guardare negli occhi ed avere la possibilità di capire. Non ho respinto il dolore, mi ha attraversato in pieno, tanto da star male nel profondo, anche fisicamente. Eppure, il non aver contrastato questa sofferenza, non ha lenito le ferite, né ha reso meno importanti i miei ricordi. Ne sono ancora innamorata e saperlo felice con un’altra non mi aiuta… Come posso fare?
    Grazie. Saluti.
    Silvia 72

    1. Buonasera Silvia, il lutto amoroso è un processo più complesso di altre forme di lutto.
      Quando una persona amata muore, lascia dietro di sé il dolore della mancanza, ma anche la certezza che rimarrà per sempre con noi, dentro di noi.
      La perdita amorosa è invece accompagnata dalla consapevolezza che non solo la persona amata non sarà più con noi, ma che facilmente diventerà di qualcun altro. Qui desiderio, dolore e rabbia si mischiano e si confondono, creando tormento e struggimento. Il soffrire si accompagna al rimuginare; al domandarsi se si sia fatto tutto il possibile o se si poteva fare differentemente; alla ricerca di spiegazioni; a pensieri che generano sensazioni di ingiustizia.
      Il lavoro per “venirne fuori” è duplice: da un lato occorre fare decantare il dolore, dall’altro è necessario canalizzare e fare defluire quei pensieri che appesantiscono, che avvelenano e che mantengono inchiodati ad un passato che quindi non può diventare passato.
      Le auguro di costruire finalmente serenità. Monica

      1. La ringrazio dottoressa per la sua risposta. Mi impegnerò affinché il mio cuore possa ritrovare un po’ della serenità perduta.

        Silvia 72

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